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Malnatt“, i “nati male” che si rimboccano le maniche, sono i protagonisti del progetto sociale nato dalla collaborazione dei tre istituti penitenziari milanesi (Opera, Bollate e San Vittore) con imprenditori ed esercenti milanesi, il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e lo stesso Comune.

Detenuti ed ex detenuti hanno trovato la strada del riscatto grazie alla collaborazione dell’azienda agricola “La Morosina”, nel Parco del Ticino, che si occupa della produzione di birra artigianale, e le società Pesce e Anesa, che distribuiscono i loro prodotti in alcuni dei più conosciuti pub e locali di Milano.

malnatt

“Un’iniziativa sociale nata un paio di anni fa su idea del direttore del carcere di San Vittore, Giacinto Siciliano, che mira alla formazione e all’avviamento al lavoro di almeno 10 persone, tra detenuti ed ex detenuti, nei prossimi due anni“, spiega Massimo Barboni, coordinatore del progetto, a StartupItalia.

 

Il progetto di inclusione sociale

Malnatt” sono anche i protagonisti della celebre canzone “Ma Mi”, scritta da Giorgio Strehler e cantata da Ornella Vanoni a Enzo Jannacci, che racconta di una breve detenzione a San Vittore. Termine dialettale, che nel tempo ha assunto una connotazione popolare e amichevole, ben si addice al progetto che vede i protagonisti impegnati per il proprio riscatto personale.

“Partecipano all’iniziativa i detenuti secondo l’articolo 21, che prevede la possibilità di uscire dal carcere in determinati orari della giornata per lavorare o studiare – afferma il coordinatore Barboni – oppure chi si trova in regime di semilibertà nelle carceri di Opera, Bollate e San Vittore”.

Birra Malnatt 1 ok

Il progetto prevede, quindi, la selezione e la collaborazione di queste persone lungo tutta la filiera della produzione e distribuzione della birra artigianale.

 

L’azienda agricola, “La Morosina” di Abbiategrasso, nata a fine anni ’80 nel cuore del parco naturale del Ticino, dal 2010 è guidata da Filippo Ghidoni, che ha convertito la produzione agricola in un prodotto di filiera locale al 100%: una birra agricola a chilometro zero, non filtrata, non pastorizzata e rifermentata in bottiglia o in fusto.

Una ricetta, realizzata anche con l’aiuto dei detenuti, non troppo complessa e che garantisce ottimi risultati anche perché tutti gli ingredienti necessari per la produzione della birra provengono proprio dalla coltivazione delle terre della cascina.

Dal 2015, con la nomina a direttore della produzione del prof. Jens Berthelsen, l’impianto è ancora più ampio.

MALNATT bollate WEB

L’azienda agricola a vocazione sociale collabora anche con la cooperativa «La tua Isola» per dare ospitalità e lavoro a persone migranti e richiedenti asilo politico.

 

Della distribuzione dei prodotti finiti se ne occupano le società Pesce e Anesa. Tra i pub e i locali milanesi che vendono le birre “Malnatt” ci sono anche i più noti Frida Isola, Union, Madama, Goganga, Spirit de Milan, Magnolia, Rob de Matt.

 

Le birre Malnatt

Tre sono le tipologie di birra prodotte, una per carcere: Opera; Bollate e San Vittore.

“Ogni birra racconta la storia di un istituto – spiega il coordinatore del progetto – Pertanto, “Opera” è una rossa dal carattere marcato, dato che si tratta di un penitenziario di massima sicurezza; “Bollate”, di frumento, ha un sapore più morbido e mielato, mentre “San Vittore”, dove i detenuti scontano pene di breve durata, è la semplice bionda leggera e rinfrescante non filtrata di solo malto d’orzo”.

MALNATT opera WEB

Presenza sui social e futuro

Malnatt gode di un’ottima presenza sui social network. “I social si sono rivelati decisivi nella creazione di un passaparola virtuoso a favore della comunicazione del progetto”.

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L’iniziativa punta a raggiungere un un volume di vendita di circa 1.000 ettolitri annui dopo 24/30 mesi, considerando che nella provincia di Milano, ogni anno, si consumano quasi 1,2 milioni di ettolitri di birra e, di questi, circa 40.000 sono birre artigianali.

Se questo obiettivo venisse raggiunto, grazie al progetto sarebbe possibile destinare circa 20.000 € annuali (in media 8 centesimi a bottiglia) al finanziamento di progetti identificati dal Ministero della Giustizia.