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Entro il 2025 circa 7 milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa saranno destinati a studenti specializzati nelle discipline STEM, acronimo che sta per Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Non solo, anche chi non sceglierà un percorso scientifico dovrà inevitabilmente avere a che fare col digitale: infatti tutte le professioni saranno sempre più permeate dalla tecnologia e questo sarà un grande vantaggio in termini di velocità e efficienza, ma c’è il rischio che il cambiamento possa lasciare indietro qualcuno.

Proprio per stimolare le più giovani a guardare al futuro considerando un percorso di formazione in ambito STEM, cinque anni fa è nato STEMintheCity, una manifestazione – tenutasi quest’anno per tutto il mese di aprile –  che si propone di diffondere la cultura delle materie STEM per rimuovere gli stereotipi culturali che allontanano le giovani donne dalle carriere in campo tecnico e scientifico.

L’obiettivo è incoraggiare le giovani generazioni, e le ragazze in particolare, a intraprendere percorsi di studio in questo ambito per una società più inclusiva, equa e sostenibile. Se da una parte infatti cresce l’interesse del mondo del lavoro verso profili specializzati in materie altamente tecnologiche, dall’altra il divario tra ragazzi e ragazze proprio rispetto a queste materie resta molto alto.

Un divario attestato dai dati

Partiamo dai dati. Meno del 18% delle ragazze che frequenta l’Università sceglie una materia economico scientifica: ad attestarlo il report 2021 di Talents Venture e STEMiamoci (potete scaricarla qui), l’iniziativa di Assolombarda per promuovere azioni concrete per ridurre il gender gap. Talents Venture è società di consulenza specializzata in servizi di orientamento e sviluppo di soluzioni a sostegno dell’istruzione universitaria.

Nata nel 2017 da un’idea di Piergiorgio Bianchi e Paolo Alberico Laddomada, si pone il duplice obiettivo di orientare i giovani nel mondo universitario e di proporre ricerche attraverso il suo Osservatorio.

Secondo i dati emersi dalla ricerca, nel sistema universitario Italiano le donne rappresentano oltre il 55% degli iscritti, ma quando si parla di corsi di laurea STEM il quadro risulta sostanzialmente invertito.

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Negli ultimi anni il numero di donne iscritte all’università, dopo aver registrato una contrazione tra il 2010 e il 2015 è ripreso a crescere raggiungendo il picco più elevato in valore assoluto proprio nell’ultimo anno. Tuttavia, la percentuale di ragazze iscritte ai corsi STEM sul totale delle donne iscritte all’università è rimasta sostanzialmente invariata: per ogni 100.000 ragazze iscritte all’Università, solo 17.327 sono iscritte a corsi di laurea STEM.

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La posizione dell’Italia non è diversa da quella del resto dell’Europa.

La prima Nazione per rappresentanza di studentesse STEM è la Grecia con il 23% delle ragazze iscritte a materie scientifiche, seguita con decimi di punti percentuali più bassi da Serbia e Germania.  L’Italia è poco sopra la media europea che si attesta al 16%. Chiudono la classifica i Paesi Bassi (7%) ed il Belgio (7%).

Se le laureate dimostrano di finire gli studi prima dei ragazzi e di riuscire ad ottenere voti anche migliori dei colleghi (si laureano con una media di 107/110 contro il 106/110 dei ragazzi), il vero scoglio lo si trova a inizio del percorso professionale.

“Il mercato del lavoro non riconosce la professionalità delle laureate in discipline STEM – dice Paolo Alberico Laddomada, Co-founder di Talents Venture – A parità di mansioni le ragazze guadagnano fin da subito meno dei ragazzi”. E questo è particolarmente insidioso perché iniziando in svantaggio è difficile scalare ed arrivare a posizioni apicali. Secondo il report ad un anno dalla laurea, il tasso di occupazione dei ragazzi laureati nei corsi STEM (91,8%) è più elevato di quello delle donne (89,3%).

Il divario, come ci ha confermato Laddomada, si osserva anche a livello salariale: a un anno dalla laurea, i laureati STEM uomini dichiarano di percepire in media una retribuzione mensile netta di circa € 1.510 contro i € 1.428 delle donne.

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Workshop e sportelli individuali per orientarsi tra le opportunità

Per superare questo gap diventa fondamentale per i più giovani conoscere tutte le opportunità che si aprono scegliendo di continuare a studiare dopo il liceo e magari scegliendo un percorso scientifico. Per questo l’attività di Talents Venture, oltre a concentrarsi sull’osservatorio e quindi su collezionare e distribuire dati che raccontano il mondo universitario, si occupa anche di fornire un percorso di orientamento per i ragazzi e le ragazze.

“I giovani – dice Loddomada – devono scegliere il proprio percorso universitario con consapevolezza. Troppo spesso si sceglie senza un vero orientamento, magari seguendo l’istinto o buttandosi verso l’ignoto. Non deve essere così”. L’osservatorio di Talents Venture non si propone di promuovere una facoltà o un’università ma di fornire dati sugli atenei utili per chi deve compiere una scelta.

“Se è vero che i laureati in ingegneria hanno un alto tasso di occupazione a un anno dalla laurea, non è invece vero che i laureati in psicologia non troveranno mai lavoro. Per alcune facoltà il tasso di occupazione post laurea può variare molto a seconda dell’ateneo scelto”.

Tutti questi dati sono per lo più sconosciuti agli studenti e ai genitori e la loro conoscenza permetterebbe scelte più consapevoli.

Un ciclo di incontri per orientarsi nella scelta universitaria

Proprio con questo proposito Mediobanca ha deciso di offrire ai figli dei suoi dipendenti un ciclo di incontri realizzati con Talents Venture: tre workshop e uno sportello individuale organizzati per raccontare ai ragazzi in che cosa consiste scegliere un piano di studi piuttosto che un altro.

Sono stati coinvolti 106 studenti in 3 webinar molto pratici in cui si sono esplorati da vicino i programmi delle principali facoltà e ci si è concentrati anche su nuovi percorsi accademici ancora poco conosciuti. Se è vero che la maggior parte di giovani farà un lavoro che ad oggi non esiste, è necessario essere sempre aperti al nuovo e pronti a considerare percorsi che per i genitori dei diciottenni di oggi sono del tutto nuovi.

C’è stata una grande adesione al progetto: “Abbiamo notato molta curiosità e entusiasmo da parte dei ragazzi che, forse perché ci vedevano abbastanza vicini a loro come età, ci hanno fatto molte domande su esami e futuri lavori” conclude Laddomada.

Ancora una volta la volontà non era quella di convincere i ragazzi a cambiare percorso o idea ma fornire loro numeri e dati per una scelta consapevole.