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Come sintetizzerebbe questi cento anni in un tweet?

“Una parabola immensa: il passaggio dall’assistenza e beneficienza alla cittadinanza consapevole e attiva”

Inizia così l’intervista a Mario Barbuto, presidente da sei anni dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, associazione  che dopo aver galoppato attraverso un secolo di storia italiana, celebra oggi il suo anniversario più solenne. 21 sedi regionali, 107 sedi territoriali, una macchina portentosa sostenuta da volontarie e volontari che non cessano di costruire opportunità per quanti, come loro, sono ciechi, ipovedenti e magari con disabilità plurime.

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Negli anni Venti, quando nasce l’Unione grazie a un ufficiale che perde la vista durante la guerra mondiale , i ciechi sono confinati in un mondo parallelo  affidato al buon cuore dei benefattori. Oggi, invece?

Oggi invece sono interpreti del tempo che vivono, protagonisti nella dimensione civile, attivi professionalmente, portatori di competenze e valori. L’evoluzione di cui non vedenti e ipovedenti si sono resi protagonisti ha incarnato i due principi fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha fissato, il primo dei quali sancisce che nessuno deve essere lasciato indietro, il secondo che le decisioni dirette a noi disabili devono vederci partecipi e compartecipi: “Mai più sopra di noi, senza di noi”.

 

Lei stesso ha avuto una vita estremamente dinamica. È direttore dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna, dove ha studiato e dove ha avuto il primo lavoro come bibliotecario, è stato consigliere comunale, anche membro di una commissione europea che ha lavorato per rendere riconoscibile al tatto le nuove monete euro, e molto più. È sportivo, viaggiatore…

Credo di doverlo al carattere, a una certa naturale attitudine, ma ho avuto una comunità intorno che mi ha dato punti di riferimento e indicato un percorso:  l’esempio di  persone con la mia disabilità, ma che ce la facevano nonostante questa è stato determinante. Spesso dimentichiamo che l’essere umano apprende attraverso il meccanismo dell’emulazione, ovvero guardando i propri simili. Dunque, se un individuo è inabilitato a vedere, non apprende. È drammatico. Io ho visto fino ai diciassette, diciott’anni, anche se con un residuo molto basso,  e pensando al futuro ricordo che immaginavo  il muovermi  da solo in città come estremamente pericoloso. La vicinanza delle persone dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti mi ha insegnato che ce la potevo fare.  L’UICI è stato cruciale.

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Oggi siete molto attivi su tutto il territorio e siete interlocutori stabili delle istituzioni: pochi giorni fa, attraverso di lei, l’UICI ha conferito al Presidente Mattarella il Premio Louis Braille, massimo riconoscimento per l’impegno in favore della disabilità visiva.

Abbiamo voluto onorare la sensibilità e l’impegno sempre dimostrati dal Presidente: il conferimento è stato il punto più solenne di queste celebrazioni, purtroppo cadute in un momento molto drammatico per il Paese. E abbiamo appena emesso un francobollo commemorativo,  in collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico e Poste Italiane. Corriere della Sera e CocaCola sono stati veicoli di due progetti con cui abbiamo comunicato al grande pubblico attraverso il sistema Braille: con il Corriere della Sera, nella giornata nazionale del Braille, abbiamo distribuito un segnalibro con scritte in italiano, russo, cinese e greco trasposte in Braille, a testimoniare che tutte le lingue possono essere tradotte, mentre con CocaCola il 2 ottobre – giornata internazionale del sorriso – abbiamo realizzato lattine che portavano frasi simpatiche in Braille. Un momento molto  importante è stata la mostra itinerante delle nostre eccellenze, prevista in 13 tappe, di cui già tre sono state coperte, ma per ora sospesa a causa del Covid, così come il concerto sinfonico alla Scala di Milano e il concerto pop con, tra gli altri, Antonello Venditti e Mario Biondi. Li riprenderemo nel 2021 e sarà la celebrazione di un nuovo inizio dell’Uici.

 

Il Lockdown è stato un momento molto drammatico per tutte le persone con disabilità. Voi avete creato per chi non vede servizi specifici?   

Hanno particolarmente sofferto le famiglie con bambini e ragazzi non vedenti e ipovedenti  improvvisamente costretti alla didattica a distanza, per i quali abbiamo realizzato  una struttura di emergenza capace di informare e orientare sulla Dad, struttura che oggi stiamo stabilizzando. Abbiamo poi aperto una linea telefonica per dare supporto psicologico ai tanti improvvisamente costretti all’isolamento nelle case e con l’iniziativa “Leggi per me” abbiamo regalato a chi non vede il piacere della lettura chiedendo a tutti gli italiani di leggere ad alta voce un racconto, una poesia, il capitolo di un libro e di inviarci il file audio. Ha iniziato il grande scrittore Gianrico Carofiglio. Non dimentichiamo, poi, che per noi non vedenti è molto difficile comprendere, quando siamo fuori da soli, se stiamo rispettando il distanziamento fisico a protezione dal Covid. Approfitto per sensibilizzare chiunque sul tema: avvisateci se non lo stiamo facendo, senza timore.

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Avete creato il Centro Nazionale del Libro Parlato, che ora conta su più di 50.000 audiolibri, avete una web radio, un archivio multimediale, un giornale on line…  In questi ultimi decenni, quanto vi ha sostenuto la tecnologia nel disegnare condizioni di vita migliori?

Moltissimo. Consideri che quando io ho cominciato le scuole superiori, alla fine degli anni Sessanta, leggere e scrivere erano ancora abilità piuttosto complesse. Oggi, al contrario, possiamo contare su dispositivi per leggere un e-book o scrivere una relazione al pc in modo diretto, mentre su alcuni smartphone possiamo scrivere direttamente con il sistema Braille praticamente alla stessa velocità di tutti gli altri utenti. E, comunque, esistono ormai software che ci consentono di accedere alle medesime funzionalità e risultati di tutti.

 

Prima parlava di eccellenze. Una ragazza siciliana, Benedetta Spampinato, che aveva già stabilito un record del mondo in immersione, ha appena annunciato di voler percorrere con il suo cane guida 180 chilometri della via francigena. Cosa c’è  dietro queste imprese?

Si tratta di persone molto volitive e tenaci, alle quali le proprie imprese non appaiono mai straordinarie: io stesso amo definirle storie di ordinaria straordinarietà. Mi vengono in mente le imprese di Silvia Parente, che è stata per diversi anni la sciatrice paralimpica migliore del mondo e poi si è dedicata all’arrampicata sportiva e quindi alla vela, e di Cecilia Camellini, nuotatrice fortissima, anche lei plurima medaglia d’oro.  Ma abbiamo esperienze molto forti anche fuori dallo sport. Il sindaco di Cuneo, Federico Borgna, è cieco ed è stato riconfermato per il secondo mandato.  Nella Marche, Antonio Ciotola (che 15 anni fa ha perso la vista dopo un incidente, ndr) non ha mai smesso il suo lavoro di chef straordinario nel ristorante che ha aperto. Ma potrei citare anche imprenditori, docenti universitari…

 

Quali sono le prossime priorità dell’Uici?

Per noi diventeranno una priorità i bambini, in particolare quelli con disabilità aggiuntive: sto parlando dei bambini che alla cecità sommano la sordità, così come deficit motori e cognitivi. Vogliamo pensare a percorsi che, da una parte, sollevino le famiglie, dall’altra assicurino dignità e protagonismo agli individui, che per nessuna ragione al mondo devono mai rischiare di essere… parcheggiati.  Ci vogliamo occupare anche di quel milione  e mezzo di persone ipovedenti che, pur avendo un residuo visivo molto basso, possiedono abilità e capacità da esprimere professionalmente o potrebbero averle se opportunamente formate, ma oggi sono equiparate a ciechi assoluti. In un mercato del lavoro che sta cambiando moltissimo e molto velocemente opereremo affinché in aree come quella, ad esempio, della comunicazione – che oggi offre sbocchi molteplici grazie anche alla tecnologia – si mettano ragazzi e adulti nella condizione di spendere le loro competenze.